Dal lontano 1994 si comincia a parlare continuamente del Ponte sullo Stretto di Messina. Sissignori: il leader del piccolo partito d’Italia viva ha rilanciato – di nuovo – l’opera simbolo del primo Silvio Berlusconi. Ci aveva già provato, senza successo, durante il suo governo. Adesso lo ha rifatto. “Per vincere la sfida della povertà serve più il ponte sullo Stretto che il reddito di emergenza“, ha scritto il senatore di Scandicci nella sua ultima fatica editoriale. “Il ponte ai nostri figli costerà di più se non si fa”,che gli chiedeva conto di quell’idea ripescata da qualche sgabuzzino di Porta a Porta, insieme al programma della Casa delle Libertà, all’indimenticabile contratto con gli italiani e al mitologico modellino in scala che unisce Messina a Reggio Calabria. Insomma: per riesumare il vecchio, vecchissimo progetto-bandiera di Forza Italia, le giustificazioni di Renzi non sono granché convincenti. E soprattutto non aggiungono nulla alle decine di obiezioni tecniche ed economiche sollevate nei decenni passati. Eppure hanno fatto grande presa sul mondo politico.
Il Ponte sullo Stretto costituirebbe un’infrastruttura di straordinaria rilevanza per il Mezzogiorno”. E’ l’intervento di Nicola Carè, deputato di Italia Viva ed originario di Guardavalle. “Le ricadute positive che ne deriverebbero dalla sua realizzazione – aggiunge - si tramuterebbero nella creazione di nuovi posti di lavoro e nell’assicurare una migliore mobilità dei cittadini tra la Calabria e la Sicilia, a condizione che ci siano impegni precisi su modalità e tempi di .......
esecuzione”.
“Il compimento dell’opera, che avrebbe anche un grande impatto sugli afflussi turistici, si inserirebbe – precisa l’On. Carè - nel complesso di tutte quelle infrastrutture necessarie per agevolare gli investimenti e favorire lo sviluppo economico e sociale della Calabria e della Sicilia. Tra queste la realizzazione dell’alta velocità, l’elettrificazione della tratta ferroviaria jonica, lo sviluppo del sistema aeroportuale ed il miglioramento delle vie di comunicazione interne. La mancata realizzazione di tali interventi, che non sono in competizione tra di loro ma si integrano in maniera imprescindibile per raggiungere lo stesso obiettivo, andrebbe a penalizzare la Calabria e la Sicilia e l’intero Paese, ridimensionando drasticamente la principale industria del Mezzogiorno: il turismo”. “Per tali ragioni – conclude l’On. Carè – sono in linea con la posizione assunta nelle ultime ore da Matteo Renzi sul Ponte sullo Stretto. Ritengo, infine, che le grandi opere debbano necessariamente realizzarsi nel Mezzogiorno come accade nel resto d’Italia e il Ponte sullo Stretto rientra tra quegli interventi che uniscono il Sud al Nord e l’intero Paese all’Europa”.
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